sabato 10 settembre 2016

Shaquille O'Neal, The Most Dominant della sua generazione





Shaquille O’Neal si era autoproclamato MDE, Most Dominant Ever, una definizione che si adatta bene al tipo di giocatore che è stato. E’ impossibile paragonare un centro fisico come lui a giocatori di perimetro. Non sarebbe mai stato possibile considerarlo il migliore di sempre o anche di una generazione di giocatori. E’ il destino dei centri e O’Neal era quanto di più puro possa essere considerato un centro. O’Neal giocava dentro l’area, profondo, e di fisico, di forza, potenza, anche se poi aveva un discreto gancetto e sapeva usare bene il tabellone.

Ma è assolutamente vero che Shaq nel periodo in cui è stato al top della condizione era anche il giocatore che aveva l’impatto maggiore sulla Lega, che più di ogni altro obbligava gli avversari a cercare risposte non esistenti. L’Hack-a-Shaq in fondo cos’era se non il supremo riconoscimento della sua onnipotenza? Non era marcabile, non uno contro uno, non raddoppiandolo (sapeva passare la palla e leggere il gioco quindi bastava circondarlo di tiratori), C’era solo un modo: fare fallo e mandarlo in lunetta perché era come Wilt Chamberlain – il giocatore cui più spesso è stato paragonato – un pessimo tiratore.
Il suo ingresso nella Hall of Fame, scontato fin dalle sue prime partite NBA, è convalidato dai numeri, i tre titoli di MVP della Finale vinti consecutivamente, il quarto titolo conquistato a Miami, la Finale arrivata molto presto a Orlando. Ma i numeri dicono poco. Nelle tre finali vinte con i Lakers dal 2000 al 2002, Shaq era virtualmente incontenibile, un giocatore contro il quale non si poteva fare nulla. Erano gli anni in cui alla sua straordinaria potenza fisica abbinava una condizione atletica eccellente (anche se non ha mai toccato il peso minimo che pretendeva Phil Jackson per allungargli la carriera ai massimi livelli) e il massimo delle motivazioni.
O’Neal entrò nella NBA nel 1992, giocò la prima Finale nel 1995, ma vinse il primo titolo solo nel 2000. E’ certo che avrebbe vinto di più e prima se fosse rimasto a Orlando. Nel 1996 era ossessionato dall’idea di massimizzare il proprio personaggio e di doversi trasferire in un grande mercato. Il suo agente di allora, Leonard Armato, spingeva perché forzasse la mano ai Magic e spostarlo a Hollywood quando ancora non era nella NBA. Ma i Lakers nel 1996 dovettero smantellare la squadra per averlo. Kobe Bryant era un rookie di 18 anni. O’Neal mosse tre passi indietro abbandonando una squadra che invece era pronta per vincere anche se divisa dalle rivalità intestine inclusa quella di Shaq con Penny Hardaway, comunque molto meno significativa di quella successiva con Kobe Bryant.
Avrebbe potuto dominare più a lungo se fosse stato un lavoratore superiore, non avesse dopo i tre titoli ridotto l’interesse per la cura del fisico e per i rimbalzi. Quando ha perso mezzo passo è diventato più vulnerabile in difesa, coinvolto a ripetizione nei pick and roll per punire la sua ovvia ritrosia di uscire a difendere. Anche a rimbalzo, non è mai stato aggressivo come lo era a Orlando nei primi anni di NBA.
Quello che adesso, che ha smesso da cinque anni e finito la carriera in modo banale, a Boston e Cleveland soprattutto, si fatica a ricordare è che il giovane O’Neal abbinava alla sua forza muscolare un’agilità, una velocità impressionanti. Shaq poteva catturare un rimbalzo e correre per il campo come una guardia. Aveva anche ball-handling. Le prime immagini di lui fuori del campo ce le proposero come notevole break-dancer. Era agile, veloce oltre ché forte. Lo è stato fino al primo titolo dei Lakers poi è diventato sempre più forte e meno agile, dinamico. Nondimeno, nessuno ha dominato nel senso che ha avuto impatto come lui.
Era anche un grande personaggio, lo è ancora nel suo lavoro televisivo. Parlava con un filo di voce, ma parlava con tutti. Non si nascondeva dietro lo spogliatoio come faceva Michael Jordan e poi hanno fatto tutti per mantenere la propria privacy. Ricordo una Finale NBA in cui aspettava la palla a due guardando un film sul suo Dvd player. Un operatore televisivo cercò di riprendere lo schermo. Lui gli risparmiò la fatica. Glielo fece vedere direttamente tra l’ilarità generale.

Nessun commento: