C'è sempre stata grande infatuazione per i giganti del
basket ovvero le armi totali, i centri altissimi e come conseguenza della loro
taglia virtualmente immarcabili. Ma la realtà è sempre stata molto diversa. I 2.20
nel basket raramente sono stati efficaci e mai per periodi di tempo estesi e a
patto di aver sviluppato una coordinazione e un equilibrio adeguati. Kareem
Abdul-Jabbar era 2.18 ma era snello, leggero, lo è persino adesso. Lo disse
Coach Jeff Van Gundy quando a Houston allenava Yao Ming, appena entrato nella
Hall of Fame. La stazza di Yao Ming è stata il motivo del suo approdo nella NBA
da prima scelta assoluta nel 2002 e da miglior giocatore cinese di tutti i
tempi. Ma è diventato una star per come questa taglia fisica era abbinata alle
qualità tecniche salvo diventare poi il motivo di tanti infortuni che ne hanno
ridotto la longevità. Giocare nella NBA quando sei oltre i 2.20 e pesi 140
chili non è facile. Sembra paradossale ma nel basket moderno difensivamente sei
un problema perché puoi difendere il pick and roll in un modo solo ovvero
restando piantato in mezzo all'area. Poi essendo un saltatore lento Yao Ming
non era neanche un Rim Protector. Arvydas Sabonis aveva caratteristiche simili, meno interno, più dotato di tiro da fuori e ball-handling. Anche la sua carriera è stata condizionata in modo traumatico dagli infortuni.
Ma è stato un centro degno della Hall of Fame perché aveva mani, coordinazione, tiro (83% in carriera dalla linea come ha voluto ricordare nel suo discorso a Springfield) e forza mentale. Yao Ming si è adattato all'America e alla NBA in un'epoca in cui Shaquille O'Neal era un proibitivo metro di paragone per tutti i centri. Ha avuto un ruolo oltre il rettangolo di gioco perché la sua presenza ha reso la NBA “mainstream” in Cina e amplificato la popolarità del basket da quelle parti, tanto che nel 2008 a Pechino fu lui il portabandiera della squadra alla cerimonia di apertura dei Giochi di casa. Un onore incredibile. All’epoca della sua esplosione si pensò fosse l’evoluzione della specie: c’era stato Wang Zhi Zhi prima di lui, un 2.13 che tirava da fuori, primo stoppatore alle Olimpiadi di Atlanta ma per andare nella NBA dovette scappare dalla Cina. Poi Yao Ming e poi chissà chi sarebbe venuto fuori dalla Cina. Invece abbiamo avuto buoni giocatori come Yi Jianlian (appena tornato nella NBA, ai Lakers) ma nessuna stella e la squadra nazionale è persino regredita. Forse Yao è stato davvero un fenomeno unico.
Non ha vinto nella NBA. Prima ha provato a farlo con Steve
Francis e Cuttino Mobley. Poi Francis venne ceduto a Orlando per arrivare a
Tracy McGrady ma anche lui aveva la sua parte di problemi fisici. La stagione
che tutti ricordano e rimpiangono fu il 2007/08. I Rockets ad un certo punto
vinsero 22 gare consecutive, la quarta striscia più lunga della storia. Ma Yao
Ming si fermò dopo la vittoria numero 12 essenzialmente sancendo la fine di
ogni ambizione troppo elevata. Infatti persero 4-2 con Utah al primo turno. La
stagione successiva vennero eliminati dai Lakers, che avrebbero vinto il
titolo, in sette partite, ma Yao non riuscì a giocare tutte le gare di
playoffs. La sua carriera in sostanza finì in quella stagione, con 19.0 punti
di media per gara, 9.2 rimbalzi, il 52% dal campo. Ha giocato otto All-Star
Game anche se resta il dubbio che abbia beneficiato dei voti popolari
provenienti dalla Cina, ma ha avuto anche tre stagioni oltre i 20 di media e
sei inclusioni nel secondo o terzo quintetto All-NBA.
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